Gomma on Wed, 4 Jun 1997 04:37:36 +0200 (MET DST) |
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<nettime> Decoder communicate (in italian) |
Mercoledi' 28 maggio 1997 "Il Mattino" di Napoli ha dato grande eco a delle ipotesi del procuratore aggiunto Italo Ormanni di Roma, per cui "cyberfilosofia", difesa della privacy e diritto all'anonimato in rete siano da considerarsi comportamenti complici della pedofilia. Per sostenere tale bizzarra tesi, magistrato e giornalista, hanno recuperato un contributo pubblicato dalla nostra rivista "Decoder" nel lontano 1993 (data regolarmente stampata sulla pubblicazione) opera dell'artista inglese Graham Harwood. Tale contributo, esposto in varie gallerie d'arte in Europa, Giappone, Australia e Usa e' un violento atto d'accusa contro la violenza sui piu' deboli, nel caso specifico sui bambini. Le tavole, eseguite con un software ideato dallo stesso Harwood, che insegna informatica applicata all'arte in una scuola londinese, e il testo giustapposto alle immagini digitali cercano di superare gli odiosi luoghi comuni sulle relazioni deboli/forti classiche del potere, rovesciando metaforicamente questi rapporti: in quest'opera d'arte sono i bambini che chiedono di essere violentati, maltrattati, picchiati; gli "angioletti" diventano piu' cattivi dei diavoli "grandi". Metafora dura, ma mirata all'obiettivo di far capire che, purtroppo, nella realta' sono i grandi e i potenti i veri "cattivi". Abbiamo al tempo pubblicato queste due pagine, perche' eravamo e siamo convinti che lo scopo primario dell'arte sia quello di aprire nuove strade di riflessione e che sia salutare per la societa' non tentare di censurare in nessun modo chi svolge quest'opera. Altrettanto demenziale ci e' sempre sembrato il comportamento di coloro che accusano l'artista di essere "il problema" e non colui che lo fa emergere. Ci piace in questo senso ricordare un aneddoto riguardante Pablo Picasso, che nel 1937, dopo aver dipinto "Guernica", fu visitato a casa dai fascisti che gli chiesero: "L'hai fatto tu questo?" e lui rispose: "No, l'avete fatto voi". Anche nell'ultimo numero della rivista "Decoder" abbiamo dedicato spazio a una riflessione sulla questione della pedofilia, pubblicando un illuminante contributo di Helena Velena, intitolato "La pedofilia al gran ballo delle paure mediatiche". "A un recente convegno contro la pedofilia a Genova, Gigliola Toniollo, dirigente del dipartimento diritti dei cittadini della CGIL, verificando le veementi ma accecate continue richieste di leggi repressive contro i viaggi in Thailandia o contro Internet, visti come i veri cancri che causano e diffondono la pedofilia, si e' sentita giustamente in dovere di ricordare quanto tutti sembravano ignorare: in Italia non esiste(va) una legge che punisse la violenza sessuale, o meglio l'incesto coatto, sui propri figli." Il luogo del malessere psichico e' primariamente la famiglia, questa la conclusione di Toniollo e Velena, ma non solo per la violenza sessuale sui minori, ma anche per tante altre tipologie di disagio psichico, che si manifestano ad esempio sotto forma di violenza domestica nei confronti delle donne e dei piu' deboli in generale o anche nei confronti degli anziani. E' triste constatare quanto questa verita' evidente venga rimossa: diventa quindi piu' facile scaricare all'esterno, in una landa di estranei, l'origine del fenomeno. E' psichicamente meglio gestibile, e sicuramente piu' consolatorio. Anche Internet, in quanto "strada pubblica" dove puo' accadere di tutto, e quindi perturbante per definizione, viene vista da costoro come il luogo della corruzione sociale e dove l'assenza delle regole e la liberta' di parola, nonche' l'audeterminazione dei linguaggi e dei comportamenti degli utenti sono visti come il terreno piu' fertile per il proliferare incontrollato di comportamenti anomali. Sospettiamo che il vero obiettivo di articoli e comportamenti di tal fatta non stiano nella difesa dei piu' deboli, ma diversamente nella richiesta decisamente reazionaria di regolamentare tutto quanto possa sfuggire alla volonta' di potenza dello stato, attraverso il suo apparato poliziesco-giudiziario. Abbiamo abbastanza memoria storica per sapere che la repressione sessuale cela sempre, nei disegni di chi comanda, il sogno e il desiderio di repressione piu' ampia nei confronti del corpo sociale. Proprio per queste ragioni non muteremo la linea editoriale della nostra rivista e continueremo a ragionare criticamente su cio' che sta accadendo nella societa' e nel cosiddetto cyberspazio. Proprio il fatto di essere stati inopinatamente e marginalmente nominati in questa inchiesta ci fa dedurre quanto possano essere fragili operazioni di questo tipo e sospettando di trovarci di fronte a un secondo Italian Crackdown, vogliamo condurre un'inchiesta di controinformazione sull'avvenuto coinvolgimento di settanta persone, alcune delle quali impegnate nella telematica amatoriale di base. 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